Nasce BRIX, il nuovo “stile” dell’Albana di Brisighella
Il nuovo progetto, che valorizza l’intero territorio, presentato dall’Associazione dei 19 produttori di “Brisighella, Anima dei tre Colli”
di Andrea Biondi
Alle radici celtiche (“luogo scosceso”) da cui deriva il nome stesso di Brisighella (così come di Brescia i cui primi insediamenti sorsero proprio in cima a un colle), si ispira il nome BRIX, il progetto che intende definire un nuovo stile per l’Albana in purezza qui coltivata e vinificata, attraverso la condivisione di un disciplinare che esalti le caratteristiche di questo areale produttivo, incarnandone l’essenza e le diverse anime.
Suggestivo il luogo che l’Associazione “Brisighella, Anima dei tre Colli” ha scelto per presentarlo: il Convento Emiliani di Fognano, frazione lungo la statale che sale in Appennino, poco oltre la magnifica Pieve del Thò. L’occasione, la seconda edizione di “Brisighella in Bianco”, evento promosso dai 19 vignaioli dell’Associazione, creata per farsi portatrice dell’identità – e delle differenze – di una “sottozona” che insiste su quasi tutto il comprensorio comunale, oltre all’area collinare di Faenza e a una zona che ricade sotto il comune di Casola Valsenio, richiamando i confini della DOP dell’olio di Brisighella.
Come hanno voluto precisare gli stessi associati, siamo all’inizio di un percorso che ha l’ambizione di interpretare il più celebre vitigno autoctono di Romagna insieme al sangiovese (e prima DOCG “in bianco” italiana), secondo lo stile specifico di un’area in cui insiste circa il 20% di tutta l’Albana piantata in Romagna. Ad una prima istantanea, “BRIX” ha notevoli potenzialità e margini di sviluppo, per diversi aspetti:
- Enologico: il metodo di vinificazione codificato ha l’obiettivo di rendere “internazionale” questa versione dell’Albana: Federica Randazzo, che ha guidato la presentazione alla stampa, ha ricordato quella vinificazione “sudtirolese”, suggerita per l’albana nientemeno che da Mario Soldati, dove a venire esaltati sono in particolare gli aspetti fruttati del vitigno. Un disciplinare che – cito in in ordine sparso – indica di scegliere il clone DGV 10, dalla maturazione più tardiva e un grappolo più piccolo rispetto ad altri, massima gradazione alcolica 14% e 24 ore di macerazione. Fermentazione e affinamento “consigliati” in legno, anche piccolo, per esaltare l’eleganza delle note fruttate e l’intensità all’assaggio;
- Commerciale: le bottiglie prodotte complessivamente nella prima annata 2022 sono poco più di 8.000. L’obiettivo è di raddoppiarle nel giro di 2-3 anni, approcciando mercati diversi rispetto ai tradizionali puntando, ad esempio, a quelli anglosassoni e dell’Europa continentale.
- Stilistico: il vino deve esprimere eleganza e bevibilità, con l’obiettivo di indirizzarsi verso un’unicità territoriale che sappia garantire anche le peculiarità delle “tre” anime di Brisighella. “La Torre”, l’area più a nord e “prima quinta” collinare, caratterizzata da terre fini di sabbie gialle e argille; “La Rocca”, in cui a dominare sono i Gessi della celeberrima “Vena”; infine “Il Santuario”, la zona più appenninica di marne e arenarie. Si è arrivati a questa suddivisione anche con la definizione di una Carta delle Unità di Paesaggio che, nell’ambito della “Sottozona”, ha tracciato i confini produttivi, basandosi ad esempio sull’indice bioclimatico di Winkler (per capire dove si esprimono meglio i vitigni, in base alle sommatorie termiche) e analizzando i suoli. Il risultato sono appunto le tre “anime”, disposte in fasce longitudinali che da nord, a fondovalle, scalano verso sud (salendo però di altitudine) attraverso la fascia centrale della Vena del Gesso, unicum di Brisighella e “antico” 6 milioni di anni, fino ai suoli marnoso arenacei d’Appennino – i viticoltori parlano di ben 21 tipologie di suoli diversi – dove si coltiva fino a 600 mt s.l.m., di fianco ai boschi.
- Marketing: la valorizzazione territoriale passa anche attraverso il forte senso di consapevolezza di aver creato una comunità di produttori culturalmente preparata e che, a prescindere dalle diversità di espressioni emerse anche dagli assaggi, crei una contaminazione metabolizzata di esperienze che renda l’insieme molto più di una somma di singoli. Questo anche sotto l’aspetto comunicativo, reputazionale e valoriale nella promozione del territorio. Non a caso alle tre anime dell’Albana di Brisighella sono stati dati i nomi di tre emblemi storico-architettonici del paese, che hanno contribuito a renderlo uno dei Borghi più belli d’Italia (senza dimenticare che il logo dell’Associazione è un disegno della Via degli Asini).
La sfida è ripida, irta come alcuni tratti affrontati da noi ciclisti nella celeberrima salita a tornanti verso il Monticino. Ma affascinante. Per stessa ammissione dei viticoltori e per le caratteristiche del vitigno scelto, l’albana: un “rosso vestito di bianco”, versatile nelle interpretazioni, grazie a una potenza degna della sua componente acida.
Ma veniamo alle degustazioni, con 8 versioni di Albana BRIX delle 10 attualmente prodotte (sulle 19 cantine aderenti), guidato da Federica Randazzo insieme a Cesare Gallegati e Paolo Babini, i due produttori anche alla guida dell’Associazione.
La degustazione è idealmente stata “in discesa”, dalle zone in quota fino alle prime colline sopra Faenza. Le annate: tutte 2022. Ho annotato solo minime impressioni e alcune note di chi ha “guidato” la degustazione. L’invito è, ovvio, quello di conoscerli di persona!
AREA MARNOSO ARENACEA
- “MonteRé” BRIX Vigne dei Boschi. Altitudine 350-400 mt, la Vigna della Rosa, in zona Valpiana, è su terreni di marne arenacee di composizione variabile, vicini alle zone boschive. Vinificazione e maturazione in barrique nuove. In bocca emerge il frutto, insieme a note di macchia mediterranea. Traccia salata persistente.
- “Fiorile” BRIX Fondo San Giuseppe. I vigneti sempre nella zona montuosa di Valpiana portano al raccolto con un frutto in piena maturità. Vinificazione in acciaio, senza macerazione sulle bucce, e maturazione al 50% in acciaio e l’altra metà in tonneaux, per circa 6 mesi. All’assaggio è intenso, coi sentori di legno che accompagnano quelli fruttati. Un gusto “internazionale”.
- “Na” BRIX La Collina. Vinificazione “semplice”, fermentazione con macerazione sulle bucce, maturazione in barrique, quindi 5 mesi in acciaio. La loro prima Albana, evidenti le note di frutta gialla, a cui si aggiunge una sensazione tannica. Produzione molto limitata.
- “Montesiepe” BRIX, Vigne di San Lorenzo. Vigne di Campiume in una zona marnoso arenacea, vinificazione e maturazione in bianco, in legno troncoconico da 15 hl. Un vino elegante e “internazionale”.
VENA DEL GESSO
- “Albagnese” BRIX Casadio. La componente gessosa aumenta il calore e dà più matericità a vini, specie i vigneti esposti a sud. La Vena è un ambiente che ha un suo microclima specifico. Vinificazione in acciaio per 3 giorni e maturazione in legno per 10 mesi. Un BRIX di grande beva, con la componente sapida elegante ed equilibrata e una nota balsamica.
TERRENI FINI E CALCAREI DI BASSA COLLINA
- “Farfarello” BRIX Poggio della Dogana. Su terreni fini e sabbie gialle (erano spiagge qualche era geologica fa), che conferiscono leggerezza e freschezza, un vino “dalla memoria marina”, con una bella spinta minerale e un corredo aromatico complesso (nota floreale e di erbe aromatiche). Vinificato in assenza di bucce, fermenta al 50% in barrique di primo passaggio e matura sempre in barrique 9 mesi, valorizzando freschezza ed eleganza.
- “Scorzonera” BRIX Bulzaga: il suolo argilloso dove si trovano i vigneti esalta le note fruttate, esuberanti e piene, cui sottintende una piacevole trama tannica. Vinificazione in acciaio, maturazione in barrique.
- “Corallo Oro” BRIX Gallegati. I vigneti non sono distanti dai precedenti, ad un’altitudine di 200 mt su terreni di argille rosse con buona componente calcarea (un tempo erano fondali marini); un vigneto di circa 60 anni da cui veniva realizzato un passito e che oggi viene interpretato in versione secca e BRIX. Macerazione pellicolare in barrique e maturazione in acciaio: ne nasce un vino di grande eleganza prima ancora che di potenza. La zona dei Coralli la attraverso tante volte in bici scendendo proprio dal Monticino. Che sia la buona di fare una sosta (solo per un calice però!) in cantina da Cesare Gallegati?