Il Consiglio della delegazione di Cesena a (Podere) Palazzo
il report di Andrea Peruzzi
Quali sono gli elementi che trasformano un consiglio di delegazione AIS in un’esperienza profondamente sensoriale ed elegante?
Innanzi tutto le persone, che ci hanno nuovamente ricordato come la cultura enologica sia una passione trasversale e democratica, capace di unire grandi industriali, enologi competenti, agricoltori, amanti della materia e comunicatori.
In secondo luogo i vini, che hanno saputo rappresentare in maniera emblematica un territorio talvolta dimenticato: il cesenate.
Infine, ma non per importanza, la location. L’incontro si è svolto presso la cantina Podere Palazzo, una splendida villa padronale situata fra le colline cesenati e circondata da 10 ettari di vigneto.
Podere Palazzo è una cantina che nasce per volontà di Cesare Trevisani sulle colline di Carpineta, zona storicamente vocata alla produzione del vino. È proprio in questo luogo che la filosofia e la scienza della viticoltura biologica hanno potuto svilupparsi in maniera caratteristica grazie a un enologo d’eccezione: Sergio Parmeggiani.
È proprio lui a illustrarci gli obiettivi della ricerca nella produzione dei loro prodotti: dei vini gradevoli che risultino puliti all’esame olfattivo ed equilibrati a quello gustativo e che quindi possano essere apprezzati da tutti, sia dal consumatore più esperto che da quello occasionale.
Per raggiungere questi obiettivi l’enologo applica una sequenza di accorgimenti che seguono l’uva lungo il suo percorso dalla vigna alla cantina alla bottiglia.
Ad esempio si è optato per delle rese molto basse, attorno ai 20-30 quintali d’uva per ettaro utilizzando due vigne differenti. Una più antica, in cui troviamo un terreno argilloso di medio impasto e una più recente dove è stato effettuato uno smottamento profondo del terreno portando così in superficie la vena del gesso.
Altri accorgimenti sono stati apportati con l’obiettivo di fornire un ulteriore strumento in grado di capire se le risposte derivanti dalla pianta siano realistiche in relazione alla situazione ambientale. Tali accortezze riguardano l’implementazione di un sistema di sensori in vigna, di una stazione meteorologica e di un collegamento satellitare in modo da collezionare ed elaborare un insieme di dati ambientali come la temperatura, l’irraggiamento solare e l’umidità.
I vini degustati durante la serata sono stati cinque e ora li analizzeremo:
– Terramossa 3 Brut Metodo Classico: Sangiovese e Barbera, 36 mesi sui lieviti e la veste si colora di un giallo paglierino intenso e luminoso grazie al fine perlage. Le persistenti catenelle di bollicine enfatizzano la briosità, l’eleganza e la nitidezza dei profumi di pesca, timo, ginestra e burro. Al palato si nota una freschezza vibrante che riflette i sentori olfattivi, chiudendo su agrumi e sottili sensazioni erbacee.
– Rivola 2021 Bio Bianco Rubicone Igt: il Trebbiano della Fiamma e Bombino Bianco si fondono nel calice in una massa consistente e vivace dal color giallo paglierino intenso così come i suoi profumi dai risvolti di salvia, timo, pesca e vaniglia. Quest’ultima spezia è ben presente al sorso e amalgamandosi con tutti gli altri aromi lo rende saporito, persistente e ben contrastato dalla sapidità, caratteristica del territorio.
– Castello 2020 Bio Rosso Rubicone Igt: un blend di merlot, cabernet franc, petit verdot e barbera. Si presenta con un colore rosso rubino intenso ed è caratterizzato da una coesa affinità tra olfatto e gusto sui frutti rossi. È un vino che, pur essendo morbido e rotondo con tannini scivolosi, mantiene una consistente intensità e persistenza. Infine, colpisce anche la facilità di beva nonostante il 14% di titolo alcolometrico.
– Don Pasquale 2020 Romagna Doc Sangiovese Superiore: qui il varietale è espressione tipica delle colline cesenati, con violetta, rosa, more, lamponi e una lunga scia speziata. Il caldo sorso presenta tannini morbidi, smussati, colmi di succo sia fruttato di ciliegia sia floreale di viola mammola.
– Caesena 2018 Romagna Doc Sangiovese Cesena: anche in questo vino troviamo uno stile caratterizzato dalla pulizia e dalla nitidezza dei profumi in quanto prerogative della cantina. Siamo d’innanzi ad un ampio spettro di spezie che stuzzicano il naso in maniera intrigante. In particolare si nota il pepe nero che, fondendosi con note tostate e con la frutta matura rende il vino ricco e ampio. Il sorso non potrebbe essere altro che di corpo, caratterizzato da un titolo alcolometrico perfettamente integrato che ben si bilancia sia con la freschezza acida sia con un tannino vivo, dinamico, a tratti vegetale. Il tutto si percepisce attraverso note eleganti di muschio e corteccia che invogliano a degustarne un altro calice.
I vini degustati sono emblema del territorio cesenate e tra tutti spicca il primo vino a fregiarsi della denominazione Romagna Doc Sangiovese Cesena.
Al termine di questa serata ci siamo tutti sentiti un po’ a casa. Forse perché a casa c’eravamo veramente, degustando per la prima volta un ottimo vino che portava il nome della nostra bella città in mostra sull’etichetta, coccolati e istruiti da due anfitrioni d’eccellenza, tanto da farci sperare che in un futuro, nemmeno troppo lontano, potremo chiamare “casa” altri vini della nostra Romagna.